NECESSITA’ DI UNA NUOVA CONSIDERAZIONE PER IL CONIGLIO DA COMPAGNIA (A cura del dott. Alessandro Melillo – Veterinario esperto in animali esotici)
Negli ultimi due decenni abbiamo assistito ad una importante affermazione del coniglio come animale domestico, con qualche anno di ritardo rispetto ad altri Paesi Europei o agli USA dove il coniglio “da compagnia” era una realtà comune già dagli anni Novanta.
Attualmente il coniglio in Italia costituisce il terzo animale da compagnia, dopo il cane ed il gatto: tuttavia è difficile stimare con sufficiente precisione il numero di questi animali nelle case degli italiani, data la facilissima reperibilità, l’assenza o quasi di allevatori professionisti al di fuori dell’ambiente prettamente zootecnico e quindi di registrazioni, la scarsa dipendenza di questa specie dall’alimento industriale (con conseguente difficoltà di affidarsi a statistiche di vendita di petfood come per i carnivori domestici) e non ultima la curiosa anomalia legislativa per cui un animale diffusissimo come pet è tuttora considerato legalmente solo un animale da carne e da pelliccia.
In realtà la diffusione del coniglio come animale da compagnia poggia su solide motivazioni che rendono questa specie singolarmente adatta al ruolo di pet:
– piccole dimensioni che trovano posto anche in piccoli appartamenti nel rispetto del benessere animale;
– aspetto accattivante, assenza di vocalizzazioni od odori offensivi per familiari e vicinato purché vengano rispettate le norme basilari di cura e igiene;
– sostanziale innocuità per uomo ed atri animali, sia dal punto di vista delle capacità di offesa che da quello sanitario come serbatoio di zoonosi;
– origine domestica, per cui l’approvvigionamento non pesa in alcun modo su popolazioni naturali;
– relativa semplicità di gestione, potendosi nutrire in maniera soddisfacente con alimenti facilmente reperibili sul mercato sia ad uso zootecnico/veterinario che umano;
– natura sociale e socievole, per cui è portato a stabilire relazioni sia con le persone che con altri animali presenti in casa, naturalmente nel rispetto delle sue specificità fisiologiche ed etologiche.
Conseguenza di ciò è stata una veloce diffusione del coniglio come pet e, parallelamente, di un variegato marketing di alimenti ed accessori utili al suo mantenimento, nonché un aumento delle conoscenze scientifiche e mediche riguardanti questa specie, fino ad ora conosciuta soltanto dal punto di vista zootecnico o come animale da laboratorio e, quindi, oggetto di cure e soggetta a patologie radicalmente differenti.
Al giorno d’oggi un gran numero di conigli ospitati nelle case italiane come pet viene routinariamente visitato, sottoposto a controllo di parassitosi interne ed esterne, vaccinato contro le malattie infettive specifiche, sterilizzato in via preventiva (fondamentale soprattutto per le femmine, causa elevata incidenza di patologie uterine) e sottoposto a protocolli terapeutici anche impegnativi in caso di necessità; parallelamente crescente è l’attenzione alla corretta nutrizione e al benessere emozionale e comportamentale di questi animali, con la diffusione di tecniche di educazione e socializzazione tese a massimizzare le probabilità di inserire il coniglio, animale sociale, in una rete funzionale di relazioni intra ed interspecifiche.
Ciononostante, la situazione del coniglio da compagnia in Italia presenta pure alcune criticità. Radice comune di esse è probabilmente la facilissima reperibilità dell’animale e la convinzione, ancora presente seppure in calo, che si tratti di un animale di più facile gestione e richiedente un minor impegno rispetto ad un cane o ad un gatto. E sebbene ciò sia senz’altro vero da alcuni punti di vista – non necessità di passeggiate igieniche, ad esempio, oppure facilità di trasporto, o minori spese di alimentazione – non è purtroppo vero in assoluto, se si vuole tenere questo animale rispettandone le esigenze fisiche ed etologiche e quindi il benessere. Sicuramente le sue esigenze non sono così ridotte da poter essere soddisfatte da un bambino in età prescolare o scolare in autonomia, mentre spesso i conigli vengono propagandati come animali “ideali per bambini”.
Conseguenza di questa diffusione, di questa esageratamente facile reperibilità attraverso pet shop, mercati, fiere, privati, allevamenti ed altre fonti, e di queste errate aspettative, è che purtroppo anche il coniglio subisce il fenomeno dell’abbandono. La dieta erbivora e la veloce riproduzione, poi, favoriscono lo stabilirsi di popolazioni ferali dovunque ci sia un minimo di vegetazione o di accesso a risorse alimentari, nonostante la mortalità nelle prime fasi dell’adattamento sia elevatissima.
Meritoria è l’opera di associazioni di volontari appassionati di questi animali che da anni colmano un vuoto legislativo, facendosi carico del recupero, della cura e della ricollocazione di centinaia (migliaia) di animali l’anno, nonché della diffusione di una corretta cultura del coniglio pet, informando i potenziali acquirenti e i neo proprietari su corretta alimentazione e gestione, come pure sulle esigenze sanitarie e comportamentali. Il fenomeno è però destinato ad aumentare e si rende necessario un approccio più organico e di più ampio respiro per tutelare sia il benessere di questi animali che l’igiene del territorio e la salute pubblica, potenzialmente minacciati dallo stabilirsi di colonie ferali.
A questo scopo riteniamo che il primo passo sia il riconoscimento per il coniglio, come già fatto per il cavallo, di un doppio status: animale destinato alla produzione di alimenti (DPA) versus animale da compagnia, non destinato alla macellazione (non DPA). I soggetti non destinati alla macellazione potranno così aspirare allo status ufficiale di pet, potendo usufruire delle seguenti tutele: riconoscimento nell’ordinamento giuridico come “animale d’affezione”, controllo delle nascite e tutela da parte del Sindaco per tutto ciò che concerne il benessere psicofisico dei conigli randagi, sanzioni in caso d’abbandono o maltrattamento, incentivazione delle adozioni e istituzione di corsi di formazione per insegnare la corretta gestione del coniglio da compagnia.
Condizione indispensabile a questa nuova condizione dovrà essere l’identificazione obbligatoria dei singoli soggetti tramite microchip sottocutaneo e di conseguenza l’istituzione di un’anagrafe nazionale.