Quello che è successo presso il Rifugio Cuori Liberi ha toccato nel profondo molti di noi.

Anche chi non aveva mai sentito parlare di Peste Suina Africana, o di Rifugi, Santuari, protocolli sanitari…. ha dovuto fare i conti con la realtà delle cose e cioè che l’Italia non è un paese per Animali.

Ma partiamo dall’inizio.

La Peste Suina Africana ha origini lontane, i primi casi si sono registrati agli inizi del 1900 nel continente Africano, per poi sbarcare in Europa negli anni ’60, concentrandosi soprattutto nella penisola iberica tra Portogallo e Spagna. Pochi decenni dopo altri focolai sono scoppiati a Cuba e nelle Isole Caraibiche fino ad arrivare all’esplosione negli anni 2000 nell’Europa dell’Est, dove divenne “endemica” nel continente russo a causa sia degli spostamenti dei cinghiali selvatici presenti sia della distribuzione dei prodotti dei suini infetti fuori dalle aree colpite dall’epidemia. Da lì si è progressivamente spostata verso i Balcani fino ad arrivare nell’Europa centrale e infine in Italia, dove i primi casi di PSA sono stati registrati nel 2022 in Piemonte e Liguria con il rinvenimento di carcasse di cinghiali selvatici.

Ad oggi sono stati registrati focolai negli allevamenti di suini domestici e nei cinghiali selvatici.

La circolazione di animali infetti, i prodotti a base di carne di maiale contaminata e lo smaltimento illegale di carcasse sono le modalità più rilevanti di diffusione della malattia.

Il virus è dotato di una buona resistenza in ambiente esterno e può rimanere vitale anche fino a 100 giorni sopravvivendo all’interno dei salumi per alcuni mesi o resistendo alle alte temperature. Nel sangue prelevato è rilevabile fino a 18 mesi.

In merito al primo caso rinvenuto in Piemonte, si legge in una nota del Ministero della Salute DIREZIONE GENERALE DELLA SANITA’ ANIMALE E DEI FARMACI VETERINARI Ufficio 3 – Sanità animale e gestione operativa del Centro nazionale di lotta ed emergenza contro le malattie animali e unità centrale di crisi, che “La regione Piemonte ha attivato l’Unità di Crisi Regionale (UCR) per l’organizzazione della ricerca di ulteriori carcasse di cinghiali nel territorio, dei controlli negli allevamenti di suini nell’area infetta, per la gestione dell’attività venatoria, per fornire indicazioni operative agli stakeholders e per la messa in atto di ogni altra misura prevista dalle norme necessaria a contrastare la diffusione della malattia”…

Quindi, già dal primo caso rinvenuto in Italia si sapeva che le criticità per il contenimento della PSA sarebbero derivate dalla gestione degli allevamenti di suini e dall’attività venatoria, quali possibili cause di diffusione dell’epidemia.

A gennaio 2022, con il Decreto del Presidente della Giunta Regionale 12 gennaio 2022, n. 3, la Regione Piemonte, restringe l’attività venatoria nell’intera (e sola) provincia di Alessandria e (solo) fino al 31 gennaio 2022.

Con successivo Decreto del Presidente della Giunta Regionale 22 gennaio 2022 n. 7, la Regione Piemonte proroga e allarga il divieto anche alle provincie di Cuneo e Asti (ma solo alcuni Comuni compresi nell’area di 10 km confinante con la Zona Infetta) fino al 30 Aprile dello stesso anno.

Quindi, si riconosce nell’attività venatoria un possibile vettore della PSA, ma nel braccio di ferro tra Autorità Sanitarie e Associazioni di Cacciatori si cerca di giungere a patti.

Ma non finisce qui, vengono rinvenute ulteriori due carcasse di cinghiali affetti da PSA e quindi con successivo Decreto, il Decreto del Presidente della Giunta Regionale 15 marzo 2022, n. 15 la Regione Piemonte attua “misure urgenti e mirate di depopolamento delle popolazioni selvatiche della specie cinghiale” autorizza l’ampliamento dell’equipollenza degli Operatori Selezionati solo per attività di emergenza PSA per le attività di tiro selettivo con appostamento, gli interventi “alla cerca” e la gestione gabbie, (di fatto vengono autorizzati cacciatori di selezione provenienti da altre regioni e fuori ATC) ma non solo, aumenta la destinazione ai privati dei capi (individui) abbattuti da 5 a 15 e ordina che le azioni di depopolamento dovranno essere attuate immediatamente e con la massima intensità possibile nei tre mesi successivi all’entrata in vigore dell’ordinanza e fino al 30 giugno.

Ma non avevamo detto che la diffusione del virus della PSA ha come punti critici l’attività venatoria e la distribuzione di carni infette?

Ovviamente non finisce qui, perché resta di ristorare gli allevatori di suini che hanno visto deprezzare la loro mercanzia a causa della PSA, quindi ecco che con il D.G.R. 31 marzo 2022, n. 28-4844, L’Assessorato Agricoltura della Regione Piemonte ha stanziato 1,8 milioni di euro di aiuti straordinari a ristoro dei danni subiti dalle aziende piemontesi suinicole operanti nelle aree ricomprese nella zona infetta (zona rossa) e nella zona buffer interessate dalla Peste suina africana.

Ma, nel documento REGOLAMENTO DI ESECUZIONE (UE) 2023/835 DELLA COMMISSIONE del 19 aprile 2023 recante modifica del regolamento di esecuzione (UE) 2023/594 per quanto riguarda le misure speciali di controllo delle malattie per la peste suina africana, è interessante rilevare che nelle premesse è riportato al punto (13) quanto segue: “nel marzo e nell’aprile 2023 sono stati inoltre rilevati diversi focolai di peste suina africana in suini selvatici nella regione Piemonte in Italia”… che i piani di contenimento con aumento della caccia di selezione e la maggior distribuzione dei capi abbattuti non abbia portato a nessun tipo di reale contenimento?

Si legge sul sito BENV – Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario che la malattia è “altamente contagiosa e nei suini domestici è altamente letale. Il virus è molto resistente in ambiente esterno e in una varietà di prodotti derivati dalla carne suina, il che porta ad una grande capacità di trasmissione su lunghe distanze, oltre che per via diretta”, e ancora che “generalmente il virus arriva in aree precedentemente non infette mediante il trasporto di prodotti a base di carne suina non cotta e contaminata, specialmente i sottoprodotti destinati all’alimentazione suinicola trasportati nelle navi e negli aerei”.

Sul sito di O.R.S.A. – Osservatorio Regionale per la Sicurezza Alimentare si legge che, molto probabilmente, la diffusione del virus nelle due epidemie del 2022, quella tra Liguria e Piemonte e quella all’interno del raccordo anulare di Roma sono state innescate dai rifiuti di carne suina mangiati dai cinghiali.

Una cosa importante da sottolineare è che la PSA non è una zoonosi, cioè un virus capace di passare la barriera di specie e quindi NON è trasmissibile all’uomo.

Allora cosa lo rende un virus diverso dagli altri che comunemente colpiscono gli animali?

Ci sono moltissimi virus che colpiscono solo alcune specie di animali ma che non possono essere trasmesse all’uomo, cosa ha la PSA di diverso?

Di diverso ha che il maiale domestico e il cinghiale sono preponderanti nella dieta umana (tant’è che la Cina sta tremando all’idea che qualche contaminazione arrivi nei suoi super allevamenti) e la caccia pare essere sport nazionale al pari con il calcio.

Nonostante le varie legislazioni succedutesi nel tempo che riguardano il benessere animale (anche e soprattutto negli allevamenti), perché si sa che se un animale vive felice e sereno rende e produce di più, siamo sempre fermi al palo della quantificazione economica.

Nulla importa se si sta parlando di esseri senzienti, riconosciuti dall’ultima normativa ONE Health animali passibili di essere considerati da compagnia… niente, restano in primis prodotti, merce.

Molti esempi dimostrano la presenza di notevoli capacità cognitive che si manifestano con apprendimento, memoria e comportamenti cooperativi, imparando rapidamente compiti di condizionamento e operativi, attraverso i loro sensi i maiali riconoscono le persone, come fanno i cani e i gatti, amano giocare… tant’è vero che già in passato, in tema di benessere animale nella zootecnia, si parlava di porre arricchimenti ambientali, giochi a disposizione, che devono essere manipolabili, masticabili, devono incoraggiare il comportamento esplorativo dei suini ed essere regolarmente sostituiti e aggiunti (si veda nel dettaglio ad esempio la RACCOMANDAZIONE (UE) 2016/336 DELLA COMMISSIONE dell’8 marzo 2016 relativa all’applicazione della direttiva 2008/120/CE del Consiglio che stabilisce le norme minime per la protezione dei suini in relazione alle misure intese a ridurre la necessità del mozzamento della coda).

Si lasciano di seguito referenze per letture di articoli su CHI siano i maiali, assolutamente da leggere per approfondire; sul fatto che, ad esempio, di fronte a uno specchio i maiali dimostrano di riconoscersi e quindi dobbiamo assegnare a loro anche un certo grado di consapevolezza (Broom D. M., Sena H., Moynihan K.L. – Pigs learn what a mirror image represents and use it to obtain information – Anim Behav, 78: 1037–1041, 2009; Gieling E.T., Nordquist R. E., Van der Staay – Assessing learning and memory in pigs – Anim. Cogn., 14, 151-173, 2011; sui fattori emotivi che nei maiali influenzano l’apprendimento (Lind N. M., Moustgaard A. 2005), la relazione tra stress e funzione cognitiva (Mendl M., 1999), le capacità discriminatorie (McLeman et al. 2005), la percezione del tempo (Spinka et al. 1998), la memoria per oggetti (Gifford et al. 2007), l’apprendimento sociale e osservazionale (Held et al. 2000) e le capacità cognitive (Ferguson et al. 2009).

Ma la domanda sorge spontanea…. Che significato può avere una normativa europea sul benessere dei suini in allevamento (che già è un non-sense) quando poi si obbliga all’eccidio di animali sani e non malati detenuti oltretutto a fini di compagnia, per salvaguardare gli interessi degli stessi soggetti che ne sfruttano i corpi per fini economici? La malattia, pur non rappresentando un pericolo sanitario per l’uomo, è causa di un importante impatto economico nei Paesi colpiti in quanto è causa di ingenti perdite a carico del settore zootecnico suinicolo. Le norme europee prevedono, infatti, l’abbattimento dei suini domestici in cui è stato riscontrato il focolaio e il blocco delle movimentazioni e commercializzazione al di fuori dell’area infetta, compresa l’esportazione, dei prodotti a base di carne suina provenienti dalle aree focolaio.

Allora, delle due l’una: o si tutelano vite o si tutelano interessi economici.

E noi non ci stiamo.

No.

La PSA è già di per sé una condanna per i suidi e i cinghiali, e potrebbe essere però considerata una via naturale alla selezione di esemplari (individui) in sovrannumero secondo un criterio del tutto normale (aumento esemplari di una specie ➡️ diminuzione del numero tramite selezione naturale per predazione e/o malattia).

In Italia è presente un Piano Nazionale di contenimento della PSA (che sottolineerei essere un Piano di contenimento per gli effetti negativi ricadenti sulla redditività degli allevamenti di suini) dove sono prescritte delle norme di comportamento soprattutto per cacciatori e allevatori.

Quindi, di fatto, si riconosce da parte del Ministero della Salute che le principali cause della diffusione della malattia siano proprio l’attività venatoria e la zootecnia.

È pratica comune da parte dei cacciatori, eviscerare (e lasciare i resti in loco) gli animali uccisi. Con questo piano nazionale non si chiede loro di non farlo… ma di farlo in strutture idonee. Ma se ci è stato detto dagli stessi legislatori che l’uomo può però essere veicolo di trasmissione del virus attraverso la contaminazione di veicoli, indumenti, attrezzature, cibo di origine o contenente carne suina, anche stagionata, cosa cambia dove metto in atto le eviscerazioni, se prima ho girovagato nel bosco con cani al seguito per cacciare?

Difficile sistemare le cose quando gli interessi da tutelare sono troppi. Perché i piani di contenimento non possono essere troppo restrittivi per gli allevatori perché il “comparto è già in crisi” e non si possono far spendere troppi soldi per mettere in campo opere di biosicurezza negli allevamenti (ricordo per tutti, che il cluster di PSA nella zona di Pavia che ha portato all’epilogo che tutti conosciamo, è nato perché a 8 Km dal rifugio è presente un allevamento di maiali che ha taciuto i primi casi di PSA avuti nell’allevamento e che non era dotato di misure di sicurezza che invece il rifugio aveva messo in campo); non si può far vietare la caccia perché adesso non è più considerata attività “ricreativa” ma viene paradossalmente investita di un carattere necessitario per la tutela di tutti per ridurre il sovrannumero delle popolazioni di cinghiali (ma non c’era già la PSA a farlo per loro?)

Quindi capite bene che gli ultimi interessi ad essere presi in considerazione sono proprio quelli delle vittime.

Non più un diritto al benessere, non più un diritto alle 5 libertà, non più un diritto alla vita, non più un diritto.

Ad oggi sono circa 33mila i maiali abbattuti dalle autorità sanitarie in otto allevamenti intensivi raggiunti dal contagio, tutti in provincia di Pavia. Abbattuti tra atroci sofferenze e in assenza di un adeguato stordimento, in violazioni delle normative sulla macellazione e delle regole di biosicurezza imposte dagli stessi legislatori.

In provincia di Pavia il contagio nel primo allevamento è avvenuto a inizio agosto 2023, ma è stato segnalato solo nei giorni scorsi. A causa di questo ritardo tre persone (tra cui un veterinario e il titolare di un’azienda) sono finite sotto indagine da parte della Procura di Pavia, come riportato nella nota Prot. n. 0019403 del 01/09/2023 del Ministero della Salute DIREZIONE GENERALE DELLA SANITA’ ANIMALE E DEI FARMACI VETERINARI. A causa di questo, hanno trovato la morte Crosta 1 anno; Freedom 5 anni; Crusca 2 anni; Pumba 5 anni; Dorothy 16 anni; Mercoledì 3 anni; Bartolomeo 6 anni; Ursula 6 anni; Carolina 6 anni; Spino 3 anni. Tutti SANI.

Oggi sono i maiali.

Domani può essere il TUO animale.

Domani puoi essere TU.

– Deborah Mezzetti per Made in Bunny O.d.v.